Politiche Sociali e Progetti, la prima associazione di promozione
sociale in Campania costituita da cittadini attivi, associazioni di
volontariato e cooperative sociali operanti nel terzo settore.
Nata per individuare carenze e conflittualità del territorio locale, comprenderle e monitorarle per proporre soluzioni condivise.
In tale documento vengono elencate una serie di criticità presenti, ponendo altrettanti quesiti ai rappresentanti
istituzionali su quali soluzioni si intendano adottare.
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per esprimere la tua opinione, fare domande o semplicemente
confrontarti con gli altri visitatori sui temi cari a tutti noi. - See
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La PSP nella giornata internazionale
dei diritti delle persone con disabilità avvia la Commissione sulla disabilità,
se vuoi inviarci delle riflessioni, suggestioni o partecipare alla Commissione
scrivi a politichesocialiprogetti@virgilio.it
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Sliding doors …porte girevoli
Il silenzio assordante di tanti
genitori che stanchi preferiscono isolarsi… urliamo insieme i diritti
dei propri figli disabili.
L’indifferenza di tanta gente che ci
circonda…una profonda cultura di inclusione dei ns figli disabili
radicata in ogni cittadino per un’opportunità di crescita sociale.
Tante volte si percepisce che per la scuola la disabilità sia un
“problema” da affrontare lasciando docenti soli e senza strumenti… la
diversa abilit
à come ricchezza da erogare a coloro che domani formeranno la società civile.
Una politica a volte passiva e troppo spesso tesa solo a conservare
consensi dell’elettorato che annuncia “svolte” che mai si realizzano…
una politica che sia ascolto e si faccia parte attiva soprattutto per le
fasce più deboli e l’inclusione dei disabili, questo sarebbe un
percorso di consenso ampio e partecipazione vera.
Smart cities e
smart communities in cui si assiste solo alla tecnologia che evolve… una
città e una comunità, per essere intelligenti, occorre che al centro
siano le persone e che le tecnologie siano in grado di adattarsi ad esse
offrendo loro opportunità di inclusioni al di là di ogni barriera
architettonica e sociale.
Continuate voi... entrando in nuovi ambienti attraversando le porte girevoli.
dedicata all'international day of people with disability.
Quale ruolo per il Terzo Settore
Il mondo del Terzo Settore può
offrire un contributo determinante. Certo, anche il TS sta vivendo
grandi difficoltà: soffre il peso della crisi economica e dei tagli
alla spesa sociale, subisce gli effetti dei tentativi di
delegittimazione delle autonomie sociali da parte di diverse istituzioni
e particolarmente dell'attuale e del precedente governo.Eppure,
nonostante questo, sono convinta che il Terzo Settore sia destinato ad
avere un ruolo importante nelle
ricostruzione economica, civile, morale del Paese. Partire da centri
piccoli come la nostra città, benché Portici abbia circa 56.000
abitanti, grazie anche alla sua vocazione civica e solidaristica, alla
capacità di coinvolgere le persone, costruire legami sociale, leggere i
bisogni e costruire risposte concrete attraverso l'autorganizzazione
delle persone, iniziare da un territorio che alla fine si definisce
comunità, dove si manifestano le contraddizioni della crisi ma anche
dove si possono sperimentare modelli alternativi e tracciare un nuovo
orizzonte. Volontariato, associazionismo, cooperazione sociale sono un
argine alla frammentazione sociale e un motore di partecipazione,
laboratorio dell'innovazione del welfare, volano di nuovo sviluppo
economico, cantiere di nuova cittadinanza democratica essendo una vera e
propria scuola di democrazia e formatrice di nuova classe dirigente. In
altre parole, pensiamo che la crisi chiami anche il Terzo Settore a
nuove e più alte responsabilità: i valori, le competenze, le
esperienze, le pratiche sociali. Un progetto "perfetto" finalizzato e
diretto ai più deboli, a gli indigenti, ai disabili..., sarebbe
perfetto se le coscienze di ognuno fossero "libere" da sistemi perversi,
da condizionamenti politici e millantatori, senza scopi individuali e
personalistici !!!! Insomma il terzo settore inizia dalle persone, da noi
cittadini, che con la semplice volontà costruisce e distribuisce
dignità. Questo è il nostro "sogno perfetto"!
Dicembre: giornata internazionale dei diritti delle Persone con Disabilità
Che dire..................
Bisogna urlare con forza che le persone in difficoltà hanno diritto ad
una vita più facile, troppe barriere, troppe difficoltà, muri
insormontabili e tutto questo ogni giorno.
Un'attenzione
particolare, io la rivolgo ai familiari che assistono una persona con
disabilità, è un'esperienza forte, piena d'amore, ma la loro vita va
semplificata, va accompagnata; invece
di trascorrere giorni interi in attese tra un ufficio e l'altro. C'è
qualcuno che ha speso la propria vita tra uffici, telefonate e denunce
pur di garantire un di vita normale e dignitosa al proprio figlio.
Voglio ricordare la giornata del 3 dicembre con questa frase "LA
PRIGIONE DEI NO"
ANNA DE VIZIO ASSOCIAZIONE "SOLLIEVO" ONLUS ERCOLANO (NA)
Nell’anno Europeo delle persone con disabilità, da cui sono trascorsi
ormai ben 11 anni, venne introdotto lo slogan condiviso da tutti “nulla
per noi senza di noi”, ad indicare il modo con cui l’intera collettività
deve rapportarsi con i diversamente abili; non un atteggiamento di
sfida, o una rivendicazione, ma il frutto di un cammino che riconosce
le persone diversamente abili protagoniste attive della propria vita,
detentrici di diritti di scelta e di cittadinanza. Dunque, secondo
questo motto, tutte le decisioni in materia di persone diversamente
abili dovrebbero essere prese di concerto proprio con questi ultimi o
con le associazioni rappresentative di essi. Per evitare ogni problema
legato all’individuazione di chi dovesse rappresentare le persone con
disabilità, e in periodo di spending review, in Italia il problema è
stato risolto alla radice, ovvero tagliando questa enunciazione a metà,
applicandone cioè soltanto la prima parte: “nulla per noi”, decidendo
quindi di non fare più nulla per i disabili. Questa scelta è stata
bipartisan, essendo stata condivisa negli ultimi anni davvero da tutti:
dal, fortunatamente per noi, ex ministro Giulio Tremonti che definì i
disabili una “palla al piede”; dai parlamentari leghisti, che
indicarono gli invalidi come “privilegiati” in quanto in periodo di
crisi economica potevano comunque contare su una indennità sicura pur
non avendo mai lavorato; dal famoso direttore dell’INPS Mastrapasqua,
secondo il quale una indennità su 4 sarebbe stata erogata ad un falso
invalido, i risultati della campagna di verifiche straordinarie messa in
campo dall’INPS diretto per anni da un impostore sono sotto gli occhi
di tutti e nessuno ha pagato per un errore così macroscopico; dai grandi
giornalisti, o se volete giornalai, che hanno riempito pagine di
quotidiani ed intere puntate di talk show con assurde storie di
pseudo-falsi invalidi, costruendo una campagna mediatica che ha avuto
come unico risultato quello di ledere la dignità di quelle persone che
invalide lo sono davvero; dal governatore, dalla giunta e dal consiglio
regionale della Campania, che, trincerandosi dietro il problema della
mancanza di liquidità, hanno dimenticato completamente di occuparsi di
welfare; dagli Amministratori della Provincia o area metropolitana di
Napoli, secondo il quale non esisterebbero più i ciechi e i sordi e
secondo il quale sarebbe inutile aggiornare le liste degli invalidi
iscritti al collocamento e fare qualcosa per ottemperare alla
legislazione in tema di lavoro mirato e collocamento obbligatorio; dagli
amministratori degli enti locali che, il più delle volte, dimenticano
completamente che nei territori da essi amministrati possano esistere
persone che necessitano di particolare attenzione ed interventi mirati;
da tutte quelle persone che a vario titolo gestiscono servizi pubblici e
troppo spesso ignorano che siamo in uno Stato regolato da leggi di cui
la più importante di esse è la Costituzione che all’articolo 3 recita
testualmente: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.”. Se tutti, cittadini,
amministratori, politici e più in generale tutti coloro che si occupano
di gestire la cosa pubblica ricordassero che nel nostro Paese la
Costituzione è ancora vigente e che invece di produrre nuove leggi,
sarebbe più utile applicare quelle esistenti, forse potremmo dire di
vivere in uno stato più civile di quello attuale. In altre parole
occorrerebbe una vera e propria rivoluzione culturale in cui tutti
arriverebbero a comprendere che esistono 60 milioni di persone diverse
tra loro e che ogni azione deve essere messa in campo per garantire a
tutti, e sottolineo a tutti, la piena dignità e la piena inclusione
nella socetà, non per gentile concessione, ma per soddisfare un diritto
intangibile di ogni cittadino. Solo così potremo dire di vivere in una
Repubblica civile.
Mario Mirabile
Diritti e disabilità, un'utopia che continua inesorabilmente ad
offendere l'intelligenza e la dignità dei pazienti diversamente abili.
Grida mute verso una società indifferente e spesso spietata, laddove
basterebbe un pizzico di umanità e considerazione per abbattere barriere
più civili che architettoniche! Un insulto sociale ed istituzionale che
limita vite già spezzate, senza diritto di replica.
Chiedetelo a Rosita che se piove non può uscire di casa perché i suoi condomini
non vogliono che passi nei corridoi dei garage, nè può partecipare alle
riunioni di condominio perché gli stessi signori preferiscono riunirsi
dove lei non può accedere.
Chiedetelo a Teresa che per uscire ha
bisogno del supporto di due persone perché non c'è l'ascensore ed ogni
volta rischia di cadere, trascinando con se i volontari.
Chiedetelo a
me che non posso ospitare i miei colleghi di sventura a casa mia perché
il condominio dove abito non è accessibile alle carrozzelle.
Chiedetemi le difficoltà che trovo ogni volta che cerco di regalare una
giornata diversa ai miei colleghi di sventura, che si tratti di
usufruire di una struttura abilitata, un area verde, un lido balneare o
solo di parcheggiare.
Ancora meglio, sedetevi su una sedia a rotelle
e cercate di svolgere le vostre attività quotidiane o di fare una
semplice passeggiata.
Le barriere architettoniche non sono ostacoli ineliminabili, semplicemente non rientrano nella civiltà campana.
Celeste Covino
presidente
CCSVI-Campania Onlus
Realtà Ass. Indipendente
No-profit
di Laura Noviello
Disabili GRAVI
intellettivi nelle scuole.
I diritti dei DISABILI GRAVI
INTELLETTIVAMENTE (disabilità complessa) nella proposta di legge presente alla
Cdd (N. 2444)
In questa proposta di legge presentata alla Camera dei deputati
il 10 Giugno 2014, si assiste da una parte ad una rinnovata attenzione alle
problematiche riguardanti l'integrazione e l'inclusione scolastica, anche
con innovative proposte e sperimentazioni di tipo didattico,
organizzativo e formativo;
dall'altra, però, permangono i problemi di sempre, acutizzati anche da contrazioni parallele in altre aree
riguardanti la disabilità. Mi riferisco soprattutto ai Disabili GRAVI
intellettivi nelle scuole.
Tra
il dire e il fare c’è di mezzo il mare... Nelle scuole il disabile GRAVE resta
ancora un problema dell’insegnante di sostegno che DEVE portarlo FUORI dalla
classe perché le sue ‘urla’ non consentono il ‘regolare svolgimento delle lezioni’.
In
questa proposta di legge c’è tutto e non c’è nulla se non si garantisce un
adeguato CONTROLLO tra ciò che si dice di fare e ciò che si fa realmente per i
ragazzi disabili gravi (PEI).
Le
scuole non hanno le strutture adatte per includere i Disabili Gravi e non
ricevono dagli enti le figure professionali adatte a garantirne l’INCLUSIONE.
Mi
riferisco in particolare agli esperti di C.A.A. (COMUNICAZIONE AUMENTATIVA
ALTERNATIVA), figure fondamentali nei casi di soggetti con gravissime
difficoltà comunicative.
E’
fondamentale creare una sinergia forte tra il mondo scolastico e le
associazioni presenti sul territorio affinchè queste mettano al servizio della
scuola la loro esperienza e il loro personale.
Qualche
giorno fa la scuola di mia figlia ha festeggiato “La giornata mondiale dei
diritti dei bambini” e quindi le mie bimbe hanno imparato e ripetuto
continuamente una canzoncina molto bella il cui ritornello è: “I DIRITTI SONO
DI TUTTI L’HA SPIEGATO LA MAESTRA è UNA CARTA SCRITTA APPOSTA PER DIFENDERE I
BAMBINI...”, benissimo!!! Questo ritornello lo risento spesso nella mia mente
e ripenso a quante ingiustizie ci sono anche tra i disabili perché ancora si
assiste a diritti garantiti ad alcuni disabili ed a altri no come per esempio
la garanzia dell’istruzione domiciliare per gli alunni che si trovano nelle
condizioni di cui all’articolo 12, comma 9, della legge 5 febbraio 1992, n.
104. Ci sono ragazzi, soprattutto residenti nel territorio di PORTICI con la
SMA che hanno perso due anni di scuola perché la scuola non ha attivato il
progetto.
di Lina Esposito
Fiumi di parole sono stati scritti e si scriveranno per questa giornata…
che dire…
vorremmo che questa giornata non si dovesse celebrare più…
vorremmo una scuola inclusiva, una società inclusiva, delle istituzioni
e una burocrazia meno ostili, insomma vorremmo non dover lottare per i
diritti delle persone disabili... si perchè di questo si tratta, di
lottare giorno per giorno per far valere i loro sacrosanti diritti che
altrimenti vengono calpestati continuamente dalla com
missione
di turno, dalla scuola di turno, da politici e politiche disattente e
troppo spesso cieche e sorde di fronte alle grida di aiuto delle
famiglie che sono sempre più sole ed isolate nella loro profonda
sofferenza.
Per noi famiglie ogni giorno è il 3 dicembre, ogni
giorno è la giornata dei diritti dei disabili, dei nostri figli, dei
nostri fratelli delle nostre sorelle.
Ci sono
storie che sono semplici, facili, da raccontare, come bere un bicchiere
d’acqua.
Ci sono
storie che si raccontano con leggerezza, come le fiabe che vuol sentire mia
figlia prima di andare a letto.
(“Mamma, mi
racconti una storia? Cappuccetto Rosso…I tre Porcellini…dai, mamma! Ti prego…”)
Ma ci sono
altre storie, non così facili da raccontare. E in questa storia, la principessa
da salvare è la mia bambina; l’orco, la strega, il lupo, in breve, l’antagonista
è una malattia, una forma rara di epilessia.
Solo a
pronunciarlo, quel nome mette paura. La strega, l’orco in questione, si chiama
Sindrome di Dravet. Patologia rara, invalidante; caratterizzata da crisi lunghe
e frequenti e da ritardo psicomotorio.
La mia
principessa è nata sana. A sei mesi ha iniziato a stare male ed e’ cominciato
un viaggio all’inferno: ricoveri ospedalieri; constatazione di un modo di
crescere diverso rispetto a quello degli altri bambini; terrore delle infezioni
e delle malattie, del caldo, del freddo, della luce e dei rumori forti, e di
qualsiasi forma di stress emotivo e fisico che potesse causarle crisi. Per
tutelarla in qualche modo, la nostra famiglia ha dovuto isolarsi ,
autoescludersi da tutto. Anche se così non si vive bene: si mettono dei paletti
a tante cose che si vorrebbero fare insieme e che non si possono fare.
Nelle storie
che racconto alla mia bambina c’è un esordio felice, uno sviluppo fatto di
ostacoli da superare… ed un lieto fine, il classico “…e vissero tutti, felici e
contenti”! Quanto vorrei che la nostra storia potesse avere un epilogo
altrettanto lieto e rassicurante! Qualcuno ha paragonato la nostra vita ad un
viaggio programmato per una meta ben più allettante e dirottato poi su un’altra
destinazione… o ad una scalata per un sentiero di montagna, dove il percorso è
accidentato e i più prestanti ed allenati ti superano nella salita senza
neanche vederti…Io penso spesso a tutto quello che abbiamo passato e che ancora
dovremo passare, alle lotte sostenute per i diritti negati, alle conquiste
faticosamente ottenute… Vorrei scrivere un finale diverso a questa storia, per
mia figlia e per le persone come lei. Un mondo in cui i disabili e i malati
rari non siano discriminati perché diversi, dove la conquista dell’autonomia,
il diritto ad autodeterminarsi e a vivere una vita piena e gratificante, siano garantiti dalla società e non
misconosciuti. Vorrei che potessero vivere felici e contenti, anche dopo di noi
che li accudiamo e li seguiamo… Ma questa è un’altra storia. Una favola non
scritta, con un finale aperto e incerto.
Lidia
Pellegrino.
(Referente regionale Gruppo Famiglie Dravet Onlus.Raccontami
una storia)
Il disegno di legge (C.2660-A) ora si prepara a tornare a
palazzo Madama per il sì definitivo per la riforma del lavoro, che dovrebbe
arrivare entro il 9 dicembre. Una riforma che sarà illustrata nella sua forma
decisiva dai successivi decreti attuativi della legge delega. Nel Jobs Act si pronunciano, a mio sommesso
parere, con riferimento al diritto al lavoro delle persone disabili, principi e
criteri troppo generici.
Mi soffermo su quanto riguarda
l'inserimento lavorativo legge 68/99 chiaramente.
Alla lettera g) del quarto comma
dell'articolo unico: Razionalizzazione e revisione
delle procedure e degli adempimenti in materia di inserimento delle persone con
disabilità di cui alla legge 12 marzo 1999 , n.68, e degli altri soggetti
aventi diritto al collocamento obbligatorio , al fine di favorire l'inclusione
sociale, l'inserimento e l'integrazione nel mercato del lavoro, avendo cura di
valorizzare le competenze delle persone, i "contenuti specifici" sono eccessivamente "generici".
In realtà una rivisitazione della
Legge
68/99 è esigenza diffusa.
La dicitura razionalizzazione e revisione
delle procedure e degli adempimenti non mi risulta oggetto di elaborazione e
riflessioni e di profondo cambiamento. Nemmeno si è fatta una valutazione
puntuale sull' informatizzazione
dell'invio dei prospetti informativi da parte dei datori di lavoro pubblici e
privati in termini di diffusione, utilizzo e incrocio dei dati. Non ci sarebbe
la svolta e non sarebbe la prima volta.
Lucia Pempinelli - Pari opportunità alla disabilità